La composizione di un
nuovo progetto non è mai l’imposizione di un assoluto formale ma il
raggiungimento della fine di un percorso che ha accomunato Committenza ed
architetto. Per potere continuare ad essere “bello” un manufatto deve essere
valorizzato da un dialogo e quanto più questo sarà serrato ed elevato tanto più
il risultato ottenuto non soffrirà dei capricci del tempo e delle mode ma sarà
consegnato ad un futuro che non solo lo riconoscerà nella forma ma lo
giustificherà anche nel suo intimo essere legato alla memoria di chi lo
commissionò. Un committente non deve cercare in un progètto quello che non ha,
ma deve ritrovare in questo dei significati e delle forme che percepiva ma non
riusciva ad esprimere in stabilità, tecnica e proporzioni ed è compito
dell’architetto il riordinare le idee allargandone il respiro nella sicurezza
di una dimensione che è Equilibrio e sobrietà . Partecipare ad un sogno di
spazio è il mio lavoro; i miei restauri ed i miei consolidamenti non sono altro
per me che il piacere di poter condividere la scoperta di un manufatto nelle
sue più intime dimensioni e nelle sue “vite” col fine di poter garantire
all’oggetto di progètto il suo permanere nel tempo dopo essere stato fruito,
amato e riletto in questo presente.
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